Secondo la legge di Hick, più opzioni fornisci all’utente, più probabilità avrai di perderlo.
Perché? ll tempo necessario per prendere una decisione aumenta in proporzione al numero di alternative.
Immagina di essere un pilota e di avere un problema mentre voli sul tuo aereo. Devi assolutamente fare qualcosa e trovare una soluzione, ma sulla plancia di comando vi sono 20 pulsanti diversi. Quale sceglierai? Quanto tempo occorrerà prima di premere quello giusto?
La legge di Hick applicata al design
La legge di Hick influisce sul design di qualunque sistema o processo che richieda l’adozione di decisioni semplici a fronte di più opzioni.
Molte delle nostre attività quotidiane prevedono quattro fasi fondamentali e la legge di Hick si applica soprattutto nella terza fase.
- identificazione di un problema o obiettivo
- valutazione delle opzioni disponibili per risolvere il problema o raggiungere un risultato
- scelta di un’opzione
- implementazione dell’opzione.
Utile, ma solo per decisioni rapide
La legge di Hick, ad ogni modo, non si applica a decisioni che implicano fasi di ricerca o studio per la risoluzione di problemi complessi.
Ad esempio, se un problema ha solo tre risposte ma richiede lettura e concentrazione per trovare la soluzione, la scelta richiederà un tempo molto più lungo rispetto a una semplice attività stimolo-risposta con sei opzioni disponibili.
Per questo, la legge di Hick si applica soprattutto ad attività che prevedono decisioni “semplici”.
Chi progetta un sito, un’app, un form o una landing page (ma perché no, un modulo cartaceo di raccolta dati) può migliorare l’efficacia del progetto applicando la legge di Hick:
- menu di scelta semplici
- layout per la navigazione con pochi ed essenziali pulsanti
- corretto uso di icone
- limitato numero di call to action
Dare troppe opzioni in fase decisionale è deleterio
Se chiediamo alle persone di pensare più a lungo, corriamo il rischio che, confuse e sopraffatte, non scelgano proprio nulla.
Questo esempio, tratto da una landing page di Indeed, dimostra come, anche graficamente, l’utente sia invitato a compiere una sola azione.

Ci sono casi in cui la complessità è necessaria: che si tratti di prenotare una stanza d’hotel o effettuare donazione a una non profit, occorrono diverse scelte e opzioni da valutare.
Un modo per semplificare è suddividere il processo decisionale in tanti piccoli step: scelgo l’hotel, la camera, fornisco i miei dati personali, procedo con il pagamento e così via.
Oppure, scelgo il fondo a cui donare, scelgo la quota di donazione, inserisco i miei dati, scelgo il metodo di pagamento, e così via – come dimostra questa landing page di Charity: water.

Un esempio di landing page per donazione
In questa landing page di Invisible Children, ad esempio, le scelte sono state ridotte al minimo indispensabile. L’utente può donare una quota a scelta, una volta sola oppure mensilmente. Stop, nulla più – o quasi.

In questo successivo esempio, che mostra una landing page per International Rescue Committee, gli elementi di contorno al form di donazione sono ridotti al minimo indispensabile e non distraggono dall’azione a cui l’utente è invitato a compiere: donare.

Non vi sono punti di uscita, non vi sono link a social network e neppure collegamenti ad altre pagine. Tutto ciò che l’utente può fare è donare – senza distrazioni, senza ulteriori possibilità di scelta.
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